La stretta di mano nei corridoi, l’ultima giovedì scorso ai dipendenti della sua banca che conosceva personalmente e dei quali aveva ben presenti le storie, una per una. È l’immagine che meglio rappresenta l’uomo Francesco Azzoaglio, prima ancora che il presidente onorario dell’istituto di credito che porta il nome di famiglia perché fondato da suo nonno più di 140 anni fa a Ceva e affidato di generazione in generazione ai suoi discendenti. Lui e il fratello Paolo (morto anni fa) hanno rappresentato la terza, ma non l’ultima. Oggi la presidente del Consiglio di amministrazione è sua nipote Erica Azzoaglio e il presidente del Comitato esecutivo è suo figlio Simone, che Francesco Azzoaglio, morto domenica nella sua abitazione a 92 anni, lascia con la moglie Gaby, la figlia Selina, i nipoti Pietro, Allegra e Augusto. «Un padre importante, che è riuscito a non farmi ombra» dice Simone.
Laureato in Farmacia a Torino, avrebbe voluto proseguire la carriera di studio. «Era il mestiere che aveva scelto. Amava profondamente la natura, la botanica, i fiori e la montagna» ricorda la famiglia. Dopo la laurea ha esercitato qualche mese in una farmacia a Torino. Poi la scelta di portare avanti la missione di famiglia. «Non erano tempi floridi per il sistema bancario – continua Simone -, per cui i fratelli Paolo e Francesco decisero di prendere in mano l’istituto di famiglia per farlo crescere. E ciò che guadagnava la banca restava in banca, al servizio del territorio».
Con questo spirito fu aperta la prima filiale a Garessio. Vi lavoravano quattro persone, una era Francesco Azzoaglio, «il cui incarico variava a seconda delle necessità. Ha fatto tutto, anche il cassiere». Era il 1963. Oggi i dipendenti sono più di 170, le masse raggiungo i 4 miliardi di euro e il patrimonio supera i 100 milioni. «Eppure, nonostante la crescita della banca, mio zio continuava a conoscere i dipendenti uno per uno – dice Erica Azzoaglio -. Severo e rigoroso sul lavoro, ma consapevole delle esigenze umane e capace di rivolgersi ad ognuno con le parole giuste al momento giusto».
Una seconda famiglia per la quale mai ha trascurato la prima. Con la moglie e i figli ha condiviso l’amore per la montagna e la passione per lo sci. Quella per la caccia, rigorosamente di piuma e in montagna, era più personale. L’11 agosto, giorno del suo compleanno, aveva una tradizione: «Salire al Mongioie a piedi con gli amici più cari, al ritorno superare le montagna per raggiungere la madre ad Alassio e terminare la giornata al mare - ricorda Selina -. Diceva che era il privilegio offerto da queste terre».
Articolo di Zaira Mureddu, La Stampa, 11/06/2024