Data

10 2022

Il Banco Azzoaglio, fondato nel 1879, ha imboccato una strada innovativa, e rara, per essere impresa del credito. Seguendo il percorso per ottenere l’apposita certificazione, ha messo nero su bianco l’intento di voler misurare le sue performance in base all’impatto ambientale, sociale ed economico sul territorio.

Quartier generale a Ceva, ma ora con un’attrezzata sede a Torino in corso Galileo Ferraris, intende seguire il ramificato sistema di Pmi che si misurando con il tema della sostenibilità.

Prossimità, fiuto imprenditoriale, solidarietà silenziosa, lavoro tenace, sostegno ai giovani e alla cultura: Dna cuneese. «Abbiamo tutti questi valori nelle nostre corde», dice la “quarta generazione” della famiglia al timone della banca, i cugini Erica e Simone Azzoaglio. «E adesso - spiega Simone, figlio di Francesco, presidente onorario stiamo cercando di declinarli con sempre maggiore consapevolezza in progetti e scelte quotidiane che guardino però lontano». L’accelerazione è stata impressa nel 2019 con l’arrivo del direttore generale Carlo Ramondetti, prima manager nel sistema confindustriale e poi nel credito cooperativo.

Banco Azzoaglio conta 163 dipendenti con una età media di 43 anni; 40 sono under 32; le 67 donne in organico hanno un’età media di 38 anni. La raccolta diretta è a quota 1,4 miliardi di euro (più 728 milioni negli ultimi tre anni). I finanziamenti concessi (gli impieghi) ammontano a 905 milioni (più 37 milioni). «I driver sono tre: digitalizzazione, sostenibilità e innovazione - spiega

Carlo Ramondetti -.
Crediamo nella finanza sostenibile e per questo abbiamo accelerato la nostra certificazione B-Corp.
Da questa scelta, che è parte essenziale del nostro piano strategico, pensiamo di poter essre ancora più competitivi».

Pur mantenendo radici forti nel Cebano, Banco Azzoaglio non nasconde l’ambizione di puntare sul capoluogo. Da poco ha firmato il memorandum d’ingresso in Torino Social Impact, la piattaforma per lo sviluppo dell’impact economy che nel 2022 - con il sistema camerale - darà gambe al progetto della Borsa sociale pensando di portare alla quotazione imprese del terzo settore. «Abbiamo eliminato il “raggiungimento del budget” come obiettivo che rischiava di farci tralasciare l’attenzione alle persone e alle “ricadute sociali” della nostra attività - incalza Ramondetti -. I nostri dipendenti hanno risposto

con grande convinzione. È il biglietto da visita che ci consente di poter essere impegnati a vasto raggio, dalle partnership sul sociale e sulla cultura, con startupper e giovani imprenditori, nonché in progetti di formazione nelle scuole elementari e medie per insegnare le basi dell’educazione finanziaria». La ripresa? «La vediamo - conclude Ramondetti -, ma è molto nervosa. Il miglioramento, tuttavia, può scattare anche nei momenti più delicati. Ci sono molte imprese che in questi momenti restano sole, mentre c’è bisogno di costruire insieme la cultura del cambiamento».